Manuale di Clinica Psichiatrica

Manuale di Clinica psichiatricaQuesto manuale di clinica psichiatrica è stato scritto principalmente per aiutare i clinici nella cura dei loro pazienti, non è rivolto agli studiosi o ai ricercatori, sebbene anche queste figure potranno trovarlo utile per definire meglio i loro ambiti di interesse. L’approccio utilizzato è quello delle neuroscienze cliniche, derivato dalla nozione che tutte le malattie mentali sono sottese da disfunzioni o patologie primarie o secondarie del cervello.
Per la definizione dei quadri clinici abbiamo adottato un modello ampiamente sindromico, basato sulla psicopatologia descrittiva e, quando possibile, sulle basi neurofisiologiche conosciute o ipotizzate. Questo perché in psichiatria non sono molti gli ambiti nosografici nei quali è possibile formulare modelli validi di malattia. Una prima conseguenza di questo approccio è che in questo manuale non sono state sempre utilizzate le categorie diagnostiche del Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali (quinta edizione, DSM-5) e della Classificazione Internazionale delle Malattie (undicesima edizione, ICD-11). Nei capitoli dove ci si è allontanati da sistemi diagnostici internazionali, sia come inquadramento che come terminologia, saranno discusse le motivazioni scientifiche e le implicazioni pratiche della scelta.
Nella descrizione delle diverse sindromi, è stata posta particolare attenzione alla definizione delle varianti cliniche e di decorso, con specifiche implicazioni prognostiche e terapeutiche. Differenze nel percorso evolutivo, nella presentazione clinica, nel decorso e nella comorbidità con altre manifestazioni psichiatriche e neurologiche comportano, infatti, differenze anche estreme nella risposta agli interventi terapeutici. Un grande rilievo e stato attribuito agli esami strumentali e di laboratorio, che possono essere utilizzati per migliorare le procedure diagnostiche, l’inquadramento clinico e la cura dei pazienti. La psichiatria odierna, tuttavia, rimane fondata essenzialmente sull’esame clinico. Per il clinico psichiatra, ad oggi, la capacità di inquadrare e trattare ogni paziente deve essere derivata dall’esame delle diverse espressioni psicopatologiche della malattia e del loro percorso evolutivo, per modellare i trattamenti e gestire non solo la sofferenza acuta, ma prevenire le complicanze e migliorare il decorso e gli esiti della malattia. Una migliore definizione delle popolazioni cliniche anche all’interno delle diverse sindromi, ne riduce l’eterogeneità e facilita l’applicazione protocolli terapeutici personalizzati. Ad esempio, la separazione della malinconia dalle altre depressioni e della catatonia dai disturbi psicotici si propone di fornire dei riferimenti clinici ai quali sono associati protocolli terapeutici specifici. Riconoscere l’autonomia delle psicosi su base autoimmune o di quelle associate all’epilessia evita che i malati vengano considerati schizofrenici, bipolari o isterici e ricevano trattamenti inappropriati.
Esplorare con accuratezza la psicopatologia e la sua evoluzione per formulare ipotesi diagnostiche e scegliere trattamenti personalizzati è uno sforzo importante, sia per il tirocinante che per il clinico esperto. Tutti coloro che accettano la responsabilità della cura dei pazienti psichiatrici possono trovare informazioni utili in questo libro. Per loro, il manuale può rappresentare un crocevia nel percorso formativo, fornendo una serie di riferimenti che renderanno il loro lavoro più difficile e faticoso, ma senz’altro più gratificante, rispetto alla psichiatria semplificata dei questionari diagnostici, basati su liste di sintomi, a cui associare scelte e sequenze terapeutiche ripetitive e schematiche. Ovviamente, un approccio personalizzato richiede un lavoro clinico più complesso, attraverso la raccolta e la gestione di molte informazioni, come pure la rimodulazione continua della diagnosi e delle scelte terapeutiche.

Giulio Perugi

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